Da http://www.viveremeglio.org/psicolog/anatran1.htm#introduzione 2/06/2013
I MINICOPIONI PSICOLOGICI
In relazione alla “posizione esistenziale” scelta (vedi articolo 1/3) ed al tipo di messaggi verbali ricevuti nei primi cinque anni della sua vita, si creeranno in un individuo dei condizionamenti che tenderanno a farlo comportare in un certo modo. Questi messaggi, generalmente, gli vengono dati dalla mamma, dal papà e da altri eventuali conviventi.
Il condizionamento così ricevuto porterà l’individuo a recitare certi ruoli (minicopioni) nella vita, così come un attore recita il suo copione sul palcoscenico. E’ interessante notare che egli tenderà a recitare questi ruoli anche quando coloro che lo hanno condizionato non saranno più presenti nella sua vita.
Lo studio dei minicopioni, risulta assai interessante perché tutti ne abbiamo qualcuno da recitare. Ecco l’elenco di quelli che producono un effetto negativo sulla nostra vita e quelli che dovremmo adottare come antidoto.
Per esempio: una persona che tende a “far presto”, anche quando non vi sono delle buone ragioni per correre, dovrebbe utilizzare il suo “Adulto” per sostituire il messaggio “Fai presto” (che proviene dal Genitore) con il messaggio “Mettici il tempo necessario”.
MINICOPIONI NEGATIVI | MINICOPIONI ANTIDOTO |
Tu sei OK se… | Tu sei OK se… |
Fai presto. | Ci metti il tempo necessario. |
Sei perfetto. | Sei te stesso. |
Piaci agli altri. | Ti consideri. |
Sei forte. | Sei aperto. |
Ce la metti tutta. | Agisci nel migliore dei modi. |
A volte i messaggi ricevuti creano dei blocchi interni ai quali la persona potrà essere soggetta anche da adulta. Ecco alcune frasi che sono in grado di creare dei blocchi nella personalità:
FRASE CONDIZIONANTE | AZIONE OTTENUTA |
Sei un buono a nulla. | blocca la creatività. |
Chi non fa non falla. | blocca la creatività. |
Non sai prendere decisioni. | blocca il pensiero. |
Pensi soltanto alle stupidate. | blocca il pensiero. |
Non fidarti degli altri. | blocca l’azione. |
Non sai fare nulla di buono. | blocca l’azione. |
Questa è una valle di lacrime. | blocca l’apprezzamento. |
Bisogna soffrire per crescere. | blocca l’apprezzamento. |
LE TRANSAZIONI
La parola “transazione” generalmente significa lo spostamento di qualcosa. Versare o ritirare dei soldi in banca sono esempi di transazioni. Nel nostro caso il significato è ristretto al dialogo con cui noi parliamo od ascoltiamo i nostri simili.
Riprendendo il concetto di una personalità suddivisa in tre grandi livelli: il Genitore, l’Adulto ed il Bambino, andremo ora ad analizzare come la transazione stessa possa essere deteriorata qualora le persone in causa non siano sullo stesso livello della personalità. Fondamentalmente vi sono tre tipi di transazioni:
- Transazione parallela: dove i due enti che comunicano sono allo stesso livello, esempio: Adulto con Adulto, Bambino con Bambino, ecc.
- Transazione incrociata: dove gli enti che comunicano non sono allo stesso livello. Esempio: l’Adulto di una persona chiede una informazione all’Adulto di un collega. Il collega, anziché rispondere con l’Adulto risponde con il Genitore.
- Transazione nascosta: in questo caso le parole dette nascondono un secondo significato. Esempio: il Bambino che dice che la torta è molto buona perché ne vorrebbe ancora.
LA TRANSAZIONE PARALLELA.
Questo tipo di transazione si può svolgere su ciascuno dei tre livelli della personalità. Vi possono perciò essere delle transazioni tra:
- Genitore Critico e Genitore Critico.
Esempio: “Hai visto quella segretaria? ha un bel coraggio a venire in ufficio vestita in un modo simile” – “Hai ragione, è proprio una vergogna, se fossi il capo ufficio la manderei a cambiarsi d’abito.” - Adulto e Adulto.
Esempio: “Hai visto che le minigonne sono ancora di moda?” – “Si, penso che siano molto comode con il caldo che fa.” - Bambino e Bambino.
Esempio: “Hai visto che gambe, roba da far girare la testa.” – “Non parlarmene, sono già sufficientemente turbato per conto mio.” La transazione parallela non crea problemi di sorta; le persone possono stare a parlare tra loro tutto il tempo che desiderano perché si trovano a parlare dei fatti dopo averli osservati, e visti, allo stesso modo.
LA TRANSAZIONE INCROCIATA.
Generalmente questo tipo di transazione non dura nel tempo, perché gli interlocutori vedono la realtà dei fatti a modo loro e non vi è possibilità di adeguamento tra i loro punti di vista. L’unica possibilità, affinché la loro conversazione possa durare, è data dal cambio del livello della personalità di uno di essi. La transazione incrociata, avviene perché una delle parti della personalità si rivolge ad una delle tre personalità di un altro individuo pensando di ricevere una risposta dallo stesso livello, ma questo non avviene.
Vediamo alcuni esempi:
Esempio n.1.
Inizio della transazione: il Bambino di un impiegato si rivolge al Bambino di un collega: “Con questa bella giornata vorrei proprio piantar qui tutto ed andare a fare una passeggiata”.
Anziché rispondere con il Bambino il collega risponde con il Genitore Critico: “Sei un inconsiderato, ma non ti rendi conto che hai una famiglia da mantenere?”
Esempio n. 2.
Inizio della transazione: L’Adulto di Susanna chiede all’Adulto della mamma se può uscire a giocare: “Per favore mamma, posso uscire a giocare con gli altri bambini?”. Anziché rispondere con l’Adulto la mamma risponde con il Genitore Critico: “Lo sai che vai male a scuola, studia, studia, che a giocare c’è sempre tempo!”. Siccome sono transazioni incrociate non possono durare nel tempo ed il discorso (transazione) termina bruscamente. Susanna, comunque, avrebbe potuto continuare la transazione utilizzando il suo Bambino e interpellare il Genitore Amorevole della mamma con la frase: “Dai mamma, lasciami andare che ti do un bacino”.
Se l’azione sortisce l’effetto desiderato il Genitore Amorevole della mamma risponderà: “Ma, si, vai pure, però ritorna in casa tra due ore”.
LA TRANSAZIONE NASCOSTA.
Per comprendere questa transazione immaginiamo due bimbi, stufi di stare ad ascoltare i discorsi degli adulti, si chiedono se è il caso di uscire a giocare (Adulto verso Adulto) mentre i loro Bambini dicono, anche se non si sentono: “Sono proprio stufo di stare qui ad ascoltare questi discorsi”. Purtroppo vi sono delle persone che evitano, generalmente per paura, di dire chiaramente quello che pensano. Questa è la sorgente di molti guai perché le loro parole vengono dette dal loro Adulto ma, anche se non si sentono, i loro Bambini dicono una casa completamente differente.
Facciamo un esempio. Si supponga che alcuni amici vadano a trovare la famiglia Rossi. Si fa tardi, è mezzanotte e uno degli amici con il suo Adulto dice: “Caspita, si è fatto tardi, sarà meglio che ne andiamo”. Il sig. Rossi risponde: “Ma no, possiamo stare qui ancora un po’ tanto domani è domenica”, nel contempo, anche se non si sente il suo Bambino dice: “Hai proprio ragione e sono stufo di queste stupide chiacchiere”.
I RICONOSCIMENTI
Un sorriso che non dai è un sorriso che non riceverai.
Ognuno di noi ha una vera e propria necessità di essere riconosciuto. Il comportamento “cattivo” di certi bimbi è tante volte un modo per guadagnarsi un riconoscimento, magari una sgridata, e di sentirsi parte di una famiglia che altrimenti lo lascerebbe del tutto ignorato. E’ stato scritto che il mondo è come una grande cattedrale dove ognuno di noi occupa una nicchia… ed a tutti farebbe piacere che qualcuno gli accendesse davanti un lumino. Generalmente, molte cose le facciamo sperando di ottenere un riconoscimento dagli altri. Di certo il dover fare qualcosa pensando che sarà gradito a qualcuno fornisce un maggiore entusiasmo nel farlo.
Vi sono diversi tipi di riconoscimenti, ne citiamo qualcuno per brevità
- il ringraziamento,
- il riconoscimento per qualche nostra abilità,
- l’apprezzamento per qualcosa che abbiamo fatto,
- il tocco fisico,
- l’ascolto attivo,
- le comunicazioni non verbali (sorrisi, gesti, ecc.).
Vi sono dei riconoscimenti che lasciano la libertà individuale ed altri che la limitano. Un riconoscimento che lascia la libertà (il modo migliore per valutare una persona) potrebbe essere: “Io ti apprezzo molto per ciò che tu sei”. In questo riconoscimento si fa comprendere ad una persona che riveste una certa importanza per quello che è. Un esempio di riconoscimento limitante, ci viene fornito da un datore di lavoro che dice al dipendente: “Io valuto il tuo lavoro perché lo fai molto seriamente”. In questo caso il dipendente si considererà obbligato a continuare il suo lavoro in modo serio.
Un riconoscimento deve essere rivolto a ciò che uno è e non a ciò che egli possiede. Se diciamo a qualcuno che ha un bell’orologio non gli diamo un riconoscimento, ma se notiamo che indossa bene un certo vestito, oppure che ha una notevole capacità di osservazione, lo riconosciamo nei suoi valori personali.
Generalmente, le persone normali sono in grado di darsi degli “autoriconoscimenti”. Questo aiuta a vivere ed è anche giusto che chi ha fatto qualcosa di buono si dica “Bravo!” in cuor suo. Purtroppo vi sono anche altre persone che sono affamate di riconoscimenti perché hanno un “Genitore Critico” molto sviluppato e non sono capaci di dare al proprio “Bambino” nessun tipo di riconoscimento. Specialmente i genitori dovrebbero porre una grande attenzione ogni volta che si rivolgono ai loro figlioli. Infatti ben pochi genitori parlano ai loro figli come parlerebbero ad un amico.
Alcuni ricercatori hanno stabilito che la maggior parte delle volte in cui i genitori comunicano con i figli lo fanno per chiedere qualcosa oppure per formulare critiche o giudizi nei loro confronti. Ciò è molto deleterio perché quando un rapporto così intimo, come quello famigliare, viene a guastarsi, le conseguenze saranno subite da tutta la famiglia e ne sarà compromessa la buona convivenza.
Purtroppo, certi genitori, a causa del loro Genitore Critico, inseriscono nella mente dei loro figlioli dei messaggi che negano la possibilità di ricevere, o dare, riconoscimenti; ne sono esempi classici: “Non fidarti” – “Non dare mai troppa confidenza”. Questi messaggi inducono una persona a rifiutare il contatto con gli altri e, nel tempo, a ritrovarsi sola e magari depressa. Vediamone altri:
- Non dare riconoscimenti.
- Non accettare riconoscimenti.
- Non chiedere riconoscimenti.
- Non rifiutare i riconoscimenti ingiusti.
- Chi si loda s’imbroda.
I RICONOSCIMENTI NEGATIVI.
I riconoscimenti negativi sono quelli che creano delle vere e proprie barriere allo sviluppo della consapevolezza, all’abilità di comprendere ed alla spontaneità ed alla capacità di utilizzare i propri sensi per recepire il mondo circostante. In generale si suddividono in:
>1. Riconoscimenti che fanno credere di essere incapaci:
- “Ma cosa vuoi sapere tu che non capisci niente”.
- “Ma cosa vuoi fare? non vedi che non sei capace di far niente?”.
- “Tu sei un buono a nulla”.
- “Vedi Pierino come è bravo?… Magari tu fossi come lui!”.
- “Sei uno stupido e non combinerai mai nulla di buono nella vita”.
2) Riconoscimenti che fanno perdere la spontaneità e la capacità sensoriale:
- “Non ti vergogni?”.
- “Stai composta!”.
- “Certe cose non si fanno”.
- “Guarda che se fai così vai all’inferno”.
- “Non venire in braccio, non vedi come sei grande?”.
- “Tutte queste cose sono delle inutili smancerie”.
I riconoscimenti intelligenti sono necessari affinché un bimbo cresca con valori religiosi, etici e morali. Va comunque sottolineato che conta molto l’esempio che riceve dai suoi genitori.
ALCUNE REGOLE PER AUTOMIGLIORARSI
Sii scarso di critiche e generoso con i riconoscimenti.
Quando parli con qualcuno, ascolta il tono ed il contenuto delle tue e sue parole, in questo modo sarai in grado di capire quale delle cinque personalità prenda il sopravvento.
Fai attenzione ai messaggi condizionanti che provengono dal tuo Genitore. Se li “senti” dentro di te puoi immaginare che provengono da un registratore che spegnerai immediatamente.
Cerca di capire se stai agendo sotto la spinta di un minicopione, in questo caso metti subito in atto il minicopione “antidoto”.
Bibliografia.
- D. Yongeward & M. James, Winning with people,
Addison Wesley Publishing Company, Reading (Massachusetts, USA). - Thomas A. Harris, Io sono Ok, Tu sei Ok,
Rizzoli Editore (1974) - Kahler & Capers, The Miniscript,
Transactional Analysis Journal, VI:1 – January 1974 - Rinaldo Lampis, L’uso cosciente delle energie,
Editore Amrita (1994)