Da http://www.viveremeglio.org/psicolog/anatran1.htm#introduzione 2/06/2013
RIEPILOGO DELLE POSIZIONI ESISTENZIALI
In precedenza abbiamo visto come un bimbo, già nei primi anni di vita, dal suo quotidiano confronto con gli adulti abbia modo di decidere quale delle seguenti posizioni esistenziali ricoprirà nella vita:
- Io non sono ok, gli altri sì.
- Io sono ok, gli altri no.
- Io non sono ok, gli altri neppure.
- Io sono ok, anche gli altri lo sono.
La posizione esistenziale scelta, una volta cresciuto, resterà dominante nel suo carattere, mentre le altre, pur coesistendo, avranno un peso minore. Va notato che l’atteggiamento universale nella primissima infanzia è quello Io non sono ok, gli altri sono ok, pertanto una persona può rimanere in tale posizione o, a seconda del tipo di educazione ricevuta, passare ad una delle altre posizioni. Vediamo di riepilogarle brevemente:
Io non sono ok, gli altri sì.
Questa persona si sente inferiore agli altri e tenderà alla depressione; in effetti è ancora nella medesima posizione della sua primissima infanzia.
Io sono ok, gli altri no.
È la persona che biasima gli altri per le sue miserie. Questa posizione viene assunta dai bambini malmenati brutalmente che arrivano a concludere “Se mi lasciano solo sto benissimo, io non ho bisogno di nessuno, lasciatemi solo”. Di solito questa posizione è sorretta da odio anche se ben celato; spesso ne fanno parte i delinquenti, i fanatici ed i criminali.
Io non sono ok, ma neppure gli altri lo sono.
Questa persona non ha alcun interesse nella vita, ne sono un esempio gli abulici. E’ un posizione assunta da coloro che non hanno avuto calore e attenzione nei primi mesi ed al loro posto hanno ricevuto rimproveri e percosse, magari anche dopo aver compiuto il secondo anno di età.
Io sono ok, anche gli altri lo sono.
È la persona che si piace e che accetta gli altri come sono.
I TRE RUOLI FONDAMENTALI
Io mi contraddico, sono ampio, contengo una moltitudine (Walt Withman).
In relazione alla posizione esistenziale prescelta ognuno di noi sceglie un “ruolo principale”, che gli servirà per quasi tutte le occasioni che incontrerà nella vita. In certi casi, specie quando compaiono la rabbia o la paura, è comunque possibile che venga adottato un ruolo differente. I tre ruoli fondamentali sono:
- Il Persecutore.
- La Vittima.
- Il Salvatore.
Questi ruoli, se sono portati avanti in modo legittimo, non sono mai negativi. Lo diventano, invece, quando vengono usati allo scopo di manipolare la altre persone. Vediamo qualche esempio:
Ruoli legittimi e produttivi:
IL PERSECUTORE: chi decide dei giusti limiti e li fa applicare. Ad. es. un padre di famiglia che educa i suoi figli con una amorevole e comprensiva autorità.
LA VITTIMA: chi è ammalato, cerca qualcuno che lo aiuti ed è disposto a fare i necessari cambiamenti di dieta o abitudini di vita necessari, per conseguire una buona salute.
IL SALVATORE: chi aiuta il prossimo a vivere meglio senza per questo vantarsi, guadagnarci o creare dei vincoli di gratitudine.
Ruoli illegittimi e negativi:
IL PERSECUTORE: chi decide dei limiti irragionevoli, o fa applicare quelli esistenti con brutalità. Ad es. il padre di un bambino di 10 anni, che pretenda da lui 4 ore di studio prima di poter giocare. La matrigna di Cenerentola ne è un classico esempio.
LA VITTIMA: chi è ammalato, piange e si dispera, ma non è assolutamente disposto a cambiare dieta o fare altre cose che lo aiuterebbero a risolvere il suo problema.
IL SALVATORE: chi propone il suo aiuto ad un prezzo troppo elevato, oppure se ne vanta o fa in modo che gli altri dipendano da lui a causa del loro debito di gratitudine.
OGNUNO INTERPRETA UN SUO RUOLO
Quasi tutte le attività umane sono programmate da qualche “ruolo psicologico”. Ovunque vi siano delle persone riunite possiamo notare come ognuna di esse cerchi di interpretare il suo “ruolo”. Vi sono coloro che si dimostrano calmi e freddi, quelli che giocano a fare gli intellettuali, quelli che cercano aiuto e quelli che invece lo offrono.
Pertanto, ognuno di noi, anche senza rendersene conto, vive i suoi giorni recitando delle parti così come se fosse sul palcoscenico di un teatro. E’ notevole come, generalmente, chi ha adottato un certo ruolo scelga gli amici, il consorte ed i compagni, aspettandosi che essi siano propensi a recitare il ruolo complementare.
NON SIAMO AFFATTO LIBERI COME PENSIAMO DI ESSERE
Da quanto esposto apparirà evidente come la maggior parte delle nostre azioni e dei nostri pensieri non sia così libera da condizionamenti come saremmo portati a pensare. La nostra certezza di essere liberi di fare quello che desideriamo e quando lo vogliamo è quasi sempre un’illusione. Quasi tutti, infatti, ci portiamo appresso dei condizionamenti, più o meno celati, che spesso rendono difficile una genuina onestà, una libera creatività ed una pura e semplice intimità.
In breve…
Una posizione esistenziale è un ruolo che un individuo tenderà a recitare nel corso della sua vita. Ciò che va sottolineato è il fatto che per poter continuare nel tempo tutte le posizioni esistenziali necessitano almeno due persone, i cui ruoli si combinino tra loro. Il “persecutore”, ad esempio, non può continuare ad esserlo senza almeno una “vittima. La “vittima” cercherà il suo “salvatore” ed quest’ultimo una “vittima da salvare”.
Il condizionamento a recitare uno dei ruoli è assai subdolo e lavoro del tutto inosservato. Questa è la causa del fallimento di alcune amicizie o matrimoni, infatti le persone interessate non si sono unite a fronte di una genuina simpatia ma allo scopo di trovare nell’altra persona un soggetto adatto per giocare il proprio ruolo. Se ci soffermiamo un attimo, a considerare le coppie di sposi che conosciamo, non dovremo certo far molto fatica per trovare la “bimba” che ha sposato il “papà” (ruoli vittima-salvatore) o la moglie che si lamenta continuamente del marito, però se ne guarda bene di pensare al divorzio (ruoli vittima-persecutore).
MIGLIORARE CON L’ANALISI TRANSAZIONALE
Queste osservazioni si basano sul materiale proposto in precedenza in questa area tematica.
1) Osserviamo come viviamo e come la nostra presenza fa vivere quelli che ci circondano. Siamo sani? Sereni? Le persone intorno a noi gioiscono della nostra presenza? Il nostro coniuge parla bene di noi? I nostri figli ci considerano come amici? Quanti amici abbiamo? A quante porte possiamo bussare in una situazione grave?
2) Se non siamo sereni e non abbiamo amici, proviamo a considerare che, molto probabilmente, la nostra posizione esistenziale ed il ruolo che recitiamo non sono quelli megliori. Infatti, se lo fossero, avremmo serenità, salute e tante amici che ci vogliono bene.
Dopo di ciò, se abbiamo deciso di cambiare qualcosa, dovremmo iniziare cercando di scoprire quali messaggi, provenienti dal nostro “Genitore”, sono ancora presenti nei nostri pensieri, parole ed azioni. Se scopriamo dei messaggi che ci creano conflitti dovremmo cercare di analizzarli con l’Adulto in noi per vedere se “veramente” li dobbiamo ascoltare oppure no.
Osserviamo anche come si comportano le persone che ci circondano in famiglia o sul lavoro. Con un poca di attenzione potremo scoprire se la nostra presenza le riempie di gioia o se crea in loro: noia, paura, ansia, agitazione o insicurezza. Cerchiamo pure di osservarci da fuori onde comprendere se diamo spazio ai nostri interlocutori o se parliamo sempre noi (magari solo di noi stessi). Vale anche la pena di notare quante delle parole che ascoltiamo trovano il nostro consenso o il nostro Genitore critico pronto a distruggerle o buttarle via.
È anche importante ascoltare il tono della nostra voce, siamo pacati, comprensivi e gentili o costantemente in una posizione arrogante di coloro che hanno sempre e comunque ragione?
Se il nostro esame di coscienza ha dato dei frutti positivi, nel senso che avendo scoperto dei difetti è nato in noi il desiderio di migliorare, tutto ciò che segue sarà un utile strumento perché è solo conoscendo che si può controllare qualcosa e, tra l’altro, la nostra personalità. Stà scritto nel Vangelo: E conoscerete.. E la verità vi farà liberi. Da quanto esposto emerge la necessità di potenziare in noi la terza parte: l’Adulto che, facendo da mediatore tra il Genitore ed il Bambino, ci porti ad agire con intelligenza e saggezza.
Nei primi anni di vita la parte Adulto non esiste. Può succedere che essa non abbia mai modo di svilupparsi, come nella posizione “Io non sono ok, ma neppure tu”. Generalmente in tutti noi compare un poco di Adulto ed è nostro dovere farlo sviluppare sempre di più.
BIBLIOGRAFIA.
- E. Berne, Guida per il profano alla psichiatria e alla psicanalisi,
Edizioni Astrolabio, Roma, 1969. - E. Berne, A che gioco giochiamo,
Edizioni Bompiani, Milano, 1982. - D. Yongeward & M. James, Winning with people,
Addison Wesley Publishing Company
Reading – Massachusetts – UA. - Thomas A. Harris, Io sono Ok, Tu sei Ok,
Rizzoli Editore, Milano, 1974. - Wilhelm Reich, L’assassinio di Cristo, Sugar Editore, Milano, 1972,