La discussione sugli approcci alla prevenzione deve essere svolto affrontando la questione di ciò che costituisce l’ambito degli interventi preventivi e come dovrebbero questi interventi essere classificati. Descriverò due principali sistemi storici per classificare la prevenzione delle malattie.
Il primo sistema comprende la prevenzione primaria, secondaria e terziaria ed è basato sullo stadio patofisiologico della malattia.
Il secondo sistema consiste nella prevenzione universale, selettiva e indicata basata sulla popolazione o gruppo oggetto di prevenzione.
Il primo approccio per classificare gli interventi preventivi venne introdotto nel 1957 dalla Commission on Chronic Illness e successivamente ampliata (Caplan 1964 e Commission on Chronic Illness 1957 citate in Howlett et al. 2016). Questo schema di classificazione è costituito da prevenzione primaria, secondaria e terziaria e si basa su un resoconto meccanicistico in cui l’insorgenza di malattie biologiche precede la presentazione dei sintomi. La prevenzione primaria interviene sull’inizio biologico della malattia e cerca di ridurre incidenza della malattia. Gli sforzi di prevenzione primaria potrebbero richiedere forme di promozione della salute generale (es. promozione di una buona nutrizione) o tentativi di prevenire una malattia specifica (ad esempio, vaccini). Gli sforzi di prevenzione potrebbero concentrarsi su entrambi gli aspetti cioè ridurre l’esposizione a fattori di rischio ambientale o migliorare la resilienza degli individui di fronte ai fattori di rischio (Rose 1992).
La prevenzione secondaria si verifica dopo che una malattia si è originata ma prima che diventi sintomatica. Le malattie pre-sintomatiche possono essere identificate mediante programmi di screening.
Infine, la prevenzione terziaria si riferisce alla prevenzione di ulteriore declino o disabilità dopo che la comparsa di una malattia si è già manifestato e si sovrappone sostanzialmente al trattamento.
Gordon (1983) ha avanzato una critica alla distinzione tra prevenzione primaria e secondaria in quanto ritiene che questa distinzione richieda una comprensione biologica meccanicistica di malattia e che spesso è difficile identificare uno specifica origine in malattie multifattoriali e complesse che possono avere diversi fattori di rischio preesistenti.
Ha proposto un sistema alternativo in cui sono classificati gli approcci di prevenzione secondo la popolazione o il gruppo a cui sono indirizzati. La prevenzione universale è mirata all’intero popolazione. La prevenzione selettiva è mirata a un sottogruppo della popolazione che ha dimostrato di essere a rischio più elevato per un disturbo. I sottogruppi potrebbero essere distinti per età, sesso, professione, storia familiare o altro caratteristiche. Infine, la prevenzione indicata è mirata verso individui con una condizione o un’anomalia che li identifica come ad alto rischio di malattia, sebbene rimangono asintomatici (Gordon 1983, Mrazek et al. 1994, Feldner et al. 2007).